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sabato 11 maggio 2013

Juventus-Cagliari 1-1 (0-1)
Juventus (3-5-2):
Storari, Barzagli (14' Caceres), Bonucci, Chiellini, Isla, Vidal, Marrone, Marchisio, Giaccherini, Matri (25' st Quagliarella), Giovinco (5' st Vucinic). (1 Buffon, 34 Rubinho, 11 De Ceglie, 13 Peluso, 26 Lichtsteiner, 20 Padoin, 18 Anelka). All. Conte.
Cagliari (4-3-1-2): Agazzi, Perico (8' st Cossu), Rossettini, Astori (18' st Eriksson), Murru (8' st Dal Fabbro), Dessena, Conti, Nainggolan, Ekdal, Ibarbo, Pinilla. (25 Avramov, 19 Thiago Ribeiro, 27 Sau, 18 Nene'). All.: Pulga
Arbitro: Calvarese.
Reti: 12' pt Ibarbo, 15' st Vucinic.
Angoli: 10-3 per la Juventus.
Recupero: 2' e 4'.
Ammoniti: Murru per gioco scorretto, Chiellini per simulazione.
Spettatori 38933, incasso 1.508.255
 TORINO - La Juventus può finalmente alzare la Coppa che le assegna ufficialmente il titolo di campione d’Italia 2012/13. La premiazione e la festa arrivano dopo un 1-1 contro il Cagliari che interrompe una striscia di 9 vittorie consecutive (addio al record della stagione 1931/32, 10 successi) e fa sfumare il tentativo di superare il record di punti detenuto dalla squadra di Capello (91 punti). Allo Juventus Stadium è stata la classica partita di fine stagione, senza l’affannosa ricerca del risultato sia da parte bianconera sia da quella sarda, e col primo vero caldo: ritmi medio-bassi, poca cattiveria e quindi giocate piacevoli alle quali assistere.

SUPER GOL DI IBARBO - Senza gli squalificati Pogba e Pirlo, Conte fa ancora un po’ di turnover e schiera un 3-5-2 con l’avanzamento di Marrone a centrocampo dove ci sono anche Marchisio e Vidal; Isla e Giaccherini fanno gli esterni mentre Matri e Giovinco giocano in attacco. Pulga risponde con un 4-3-1-2 con Nainggolan dietro le punte, Pinilla e Ibarbo. In un match giocato a ritmi non certo alti e con poco aggressività, a dare fuoco alle polveri ci pensa Vidal che al 12’ ci prova dalla distanza: ma Agazzi è attento e vola a deviare palla in corner. La Juventus batte male l’angolo e il Cagliari riparte in contropiede. Ibarbo si fa sessanta metri palla al piede, supera Barzagli e Marchisio con una serpentina di gran classe e infila Storari sotto il corpo.

JUVE, POCA CATTIVERIA - Barzagli, subito
dopo il vantaggio rossoblù, deve lasciare il campo per un problema muscolare: entra Caceres. La Juventus non è la solita: il pressing non è convinto e soprattutto manca quella cattiveria agonistica che ha decretato il successo della squadra di Antonio Conte. Al 30’ Matri ha palla buona per il pareggio ma, da ottima posizione in area, conclude facendo rimbalzare la sfera a terra e mancando il bersaglio nettamente. Al 34’ l’occasione migliore: punizione di Giovinco e pallone sulla traversa; quindi di nuovo in campo ma i bianconeri commettono fallo in attacco. Dopo un salvataggio di Storari su Pinilla (inutile, visto un offside fischiato al rossoblù), il primo tempo va in archivio.

CI PENSA VUCINIC - Nel secondo tempo si rivede a tratti la vera Juventus. Conte non ci sta a perdere, si sa, e striglia i suoi. Dopo 6’ di ripresa esce Giovinco ed entra Vucinic. Anche Pulga cambia, ma le sue sono sostituzioni obbligate: problemi muscolari per Perico e Murru e allora dentro Del Fabro e Cossu con Dessena che va a fare il terzino destro. Al 9’ Agazzi sembra insuperabile quando in tuffo dice di no a un gran destro di Giaccherini. Ma al 16’ il portiere deve alzare bandiera bianca: Giaccherini va verticale a sinistra, in area, per Marchisio che crossa dal fondo. Sul secondo palo svetta Vidal che fa una sponda aerea per Vucinic: Agazzi non arriva alla deviazione in tuffo e il montenegrino può insaccare a porta vuota.

AL VIA LA FESTA - Gli ultimi cambi vedono in campo per il Cagliari Eriksson al posto di Astori e per la Juve Quagliarella al posto di Matri, oggi un po’ spento. Ma il risultato non si schioda dall’1-1 fino al 90’ e anche dopo i 4’ di recupero. Una deviazione di petto-braccio in area di Marchisio fa venire i brividi ad Agazzi mentre nel finale Chiellini salva i suoi intercettando una palla indirizzata a Pinilla, con campo aperto per lui fino a Storari. L’1-1 fa sfumare i record, ma non la festa del popolo bianconero che inneggia ai proprio beniamini. La Coppa tricolore 2012/13 è juventina.

La maglia rosa torna a Nibali

Nibali, seconda maglia rosa della carrieraIl messinese Vincenzo Nibali, grazie al quarto posto conquistato al termine di una lunghissima prova contro il tempo (54,8 km), ha indossato per la seconda volta in carriera la maglia rosa, dopo quella del 2010, limitando i danni a soli 11" di ritardo dall'inglese e piazzandosi al 4/o posto in questa 8/a tappa vinta dall'inglese Alex Dowsett del quale, a partire da domani, in pochi si ricorderanno.
Il corridore britannico della Movistar Alex Dowsett ha vinto la cronometro di 54 km da Gabicce Mare a Saltara nell'ottava tappa del Giro d'Italia. Al secondo posto a 10'' il favoritissimo alla vigilia Bradley Wiggins del Team Sky, terzo Tanel Kangert (Astana), davanti al compagno di squadra Vincenzo Nibali, primo degli italiani.
Risultati dell'8/a tappa del Giro d'Italia (Gabicce Mare - Saltara, 54.8 km)
1. Alex Dowsett (Britain / Movistar) 1:16:27"
2. Bradley Wiggins (Britain / Team Sky) +10"
3. Tanel Kangert (Estonia / Astana) +14"
4. Vincenzo Nibali (Italy / Astana) +21"
5. Stef Clement (Netherlands / Blanco) +32"
6. Luke Durbridge (Australia / Orica) +35"
7. Cadel Evans (Australia / BMC Racing) +39"
8. Manuele Boaro (Italy / Saxo - Tinkoff) +45"
9. Sergio Henao (Colombia / Team Sky) +53"
10. Michele Scarponi (Italy / Lampre)
 

E' tutto pronto allo 'Juventus Stadium' per continuare la festa dello scudetto bianconero con le celebrazioni ufficiali e la conquista del trofeo. Prima però c'è una partita da giocare col Cagliari, che Conte come suo solito non vuole sottovalutare e nella quale chiederà il massimo impegno ai suoi.
JUVENTUS Il tecnico juventino darà ancora spazio a chi ha visto di meno il campo durante l'arco della stagione, ma senza stravolgere la sua squadra. Mancheranno per squalifica Pirlo e Pogba, con Marrone che prende il posto da regista davanti alla difesa ed i due titolarissimi Marchisio e Vidal al suo fianco. Sulle fasce spazio a Padoin e De Ceglie, con il terzetto Barzagli-Bonucci-Chiellini a difesa dei pali di Buffon. In avanti spazio probabilmente a Giovinco e Matri.
CAGLIARI Pinilla torna a disposizione dopo la riduzione della squalifica e dovrebbe probabilmente vincere il ballottaggio con Nenè e Ibarbo. Completano il reparto Thiago Riberiro e Sau. Centrocampo a tre con Nainggolan, Conti ed Ekdal, mentre davanti al portiere Agazzi ci saranno Perico, Astori, Rossettini e Murru.
LE PROBABILI FORMAZIONI
JUVENTUS (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Padoin, Marchisio, Marrone, Vidal, De Ceglie; Giovinco, Matri. All.: Conte
CAGLIARI (4-3-1-2): Agazzi; Perico, Astori, Rossettini, Murru; Nainggolan, Conti, Ekdal; Thiago Ribeiro; Sau, Pinilla. All.: Pulga
ARBITRO: Calvarese. Assistenti: Viazzi - Rubino. Quarto uomo: Altomare. Add1: Nasca; Add2: Giancola.

guarda la partita e la festa scudetto da questi link
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FORMULA GP di SPAGNA : mercedes in pole con Rosberg

Nico Rosberg e Lewis Hamilton su Mercedes partiranno in prima fila sulla pista di BarcellonaBARCELLONA – Una pole d’argento. A Barcellona è ancora Nico Rosberg, come in Bahrein, a partire per primo: il tedesco è riuscito a rifilare due decimi al compagno di squadra Lewis Hamilton, uno che in qualifica va sempre fortissimo. Con le gomme medie e sul giro secco la Mercedes batte tutti, ma non fa troppa paura agli avversari in ottica gara: le frecce d’argento non hanno ancora risolto il problema del consumo eccessivo delle gomme e quindi i successi del sabato rischiano di venire vanificati la domenica. La Ferrari - nel giorno del compleanno di Stefano Domenicali (auguri), della visita in pista del presidente Luca di Montezemolo e del ricovero in ospedale per un attacco di appendicite del d.t Pat Fry - si deve accontentare di un quinto posto con l’idolo di casa Fernando Alonso, e di un sesto con Felipe Massa, finito pure sotto investigazione per aver ostacolato Webber (8°) nella seconda sessione: il brasiliano rischia una penalizzazione.


VETTEL DAVANTI AD ALONSO Il vero problema dei ferraristi, però, è che Sebastian Vettel partirà davanti ad Alonso: terzo. Se le Mercedes si possono prendere, superare la Red Bull può essere un po’ più difficile, così come battere Kimi Raikkonen (4°), sempre molto veloce con la Lotus, soprattutto in gara. In realtà, nelle prove del venerdì, nessuno aveva il passo di gara della Ferrari: con le gomme dure le Rosse avevano scavato un abisso. Ecco perché il presidente Montezemolo ha commentato: «Non sono molto contento della qualifica, lo sono della simulazione della gara». Ma le condizioni della domenica (farà più caldo, la pista sarà più gommata) possono un po’ cambiare i rapporti di forza. DISASTRO WILLIAMS La squadra inglese ha a suo modo fatto registrare un record, quello del peggioramento più grande rispetto allo scorso anno. Qui nel 2012 Maldonado vinse un po’ a sorpresa, quest’anno è stato eliminato subito nella prima sessione di qualifiche e partirà 18°, con il compagno di squadra Bottas 17°. Ancora in difficoltà le McLaren, con Button che non ha fatto meglio del 14° posto, mentre il compagno Perez (con cui si era scontrato in pista e a parole in Bahrein) è riuscito a qualificarsi nono.

SERIE B : DIRETTA GOL


                                                      



GURDA IN DIRETTA LE PARTITE DEL TURNO N 41....BUONA VISIONE

GUARDA Juvestabia-Verona 

IL FUTURO DEL TORINO TRA LA SALVEZZA E IL NUOVO STADIO FILADELFIA

Presentato il progetto definitivo in Comune. A giugno le verifiche di compatibilità urbanistiche.
Due campi da calcio riscaldati con il terreno originale di un tempo, uno per la prima squadra e l’altro per le partite della Primavera. Quattromila posti a sedere. Le gradinate storiche con relativi monconi mantenute e in procinto di diventare un monumento. La conservazione della vecchia biglietteria.

Gli otto milioni stanziati per la ricostruzione dello Stadio Filadelfia prendono corpo nel progetto definitivo presentato ieri in Comune e che permetterà la rinascita del Tempio granata dove lo squadrone di Valentino Mazzola vinse cinque scudetti di seguito. Prossima tappa, il 10 giugno, giorno entro il quale saranno effettuate le verifiche di compatibilità urbanistica.

«Il progetto sarà composto da due lotti, nel secondo ci sarà anche la sala proiezioni, oltre al museo: puntiamo a farli partire contemporaneamente, anche se non sarà facile», così gli architetti che l’hanno ideato. «L’area avrà un utilizzo semi-pubblico e la capienza massima sarà di 24mila persone. La parte di via Giordano Bruno sarà ad uso esclusivo della squadra, ma l’area in cui si accede da via Filadelfia sarà aperta a tutti. I giocatori e i dirigenti entreranno da via Spano».

Il Torino è intervenuto alla presentazione con il braccio destro di Cairo, Giuseppe Ferrauto. «Sul Filadelfia non faremo nessun business e i ricavi del Museo andranno alla Fondazione – precisa il dirigente, che del club granata è iscritto nell’organigramma come consigliere, ma che nella Cairo Editore ricopre il ruolo di direttore generale –, al massimo quello che ricaveremo sarà l’incasso della vendita dei biglietti per le partite della Primavera. Invece, ci assumeremo tutti i costi di gestione».

Intanto, sul campo sono brutte notizie per Rolando Bianchi. L’attaccante ieri ha interrotto l’allenamento a causa di dolori nella zona pubalgica all’adduttore e al retto femorale. Oggi la rifinitura, ma per l’ultima trasferta della stagione il Torino rischia di dover rinunciare al suo capitano. Invece sta bene Cerci, uscito anzitempo mercoledì sera contro il Genoa. 

Serie B turno n 41...

DOPO L'ANTICIPO DI IERI CONCLUSOSI CON IL PUNTEGGIO DI LIVORNO-BRESCIA 3-0 con doppietta di belingheri e rete di dionisi che lancia i labronici ad un passo dalla serie A oggi si disputa il resto della giornata....
SERIE B PROBABILI FORMAZIONI 41/A GIORNATA / ROMA - Ecco tutte le probabili formazioni delle partite della 41/a giornata di Serie B (escluso il posticipo di lunedì):
ASCOLI-TERNANA
ASCOLI (3-5-2): Gomis; Peccarisi, Faisca, Ricci; Scalise, Russo, Di Donato, Fossati, Pasqualini; Soncin, Feczesin. All. Silva.
TERNANA (3-5-2): Brignoli; Masi, Meccariello, Ciofani; Bernardi, Carcuro, Di Deo, Miglietta, Vitale; Litteri, Ceravolo. All. Toscano
BARI-CESENA
BARI (4-3-3): Pena; Ristovski, Ceppitelli, Polenta, Rossi; Defendi, Romizi, Aprile; Fedato, Caputo, Galano.
CESENA (4-2-3-1): Campagnolo; Paolini, Morero, Tonucci, Consolini; Coppola, Arrigoni; Tabanelli, Succi, D’Alessandro; Granoche. All. Bisoli.
EMPOLI-CITTADELLA
EMPOLI (4-3-1-2): Bassi; Hysaj, Tonelli, Regini, Accardi; Moro, Valdifiori, Croce; Saponara; Maccarone, Tavano. All. Sarri.
CITTADELLA (3-5-2): Cordaz; Coly, Sosa, Pellizzer; Ciancio, Vitofrancesco, Paolucci, Schiavon, Biraghi; Di Nardo, Giannetti. All. Foscarini.
JUVE STABIA-VERONA
JUVE STABIA (4-3-3): Nocchi; Baldanzeddu, Martinelli, Figliomeni, Dicuonzo; Agyei, Caserta, Jidayi; Verdi, Bruno, Acosty. All. Braglia.
VERONA (4-3-3): Rafael; Cacciatore, Moras, Maietta, Agostini; Laner, Jorginho, Martinho; Sgrigna, Cacia, Gomez. All. Mandorlini.
MODENA-VICENZA
MODENA (4-2-3-1): Colombi; Osuji, Gozzi, Perna, Gulan; Moretti, Signori; Nardini, Mazzarani, Lazarevic; Ardemagni. All. Novellino.
VICENZA (4-3-3): Bremec; Padalino, Gentili, Camisa, Laczko; Cinelli, Rigoni, Ciaramitaro; Semioli, Malonga, Bojinov. All. Dal Canto.
PADOVA-SPEZIA
PADOVA (3-4-1-2): Silvestri; Dellafiore, Legati, Trevisan; Rispoli, Iori, De Feudis, Renzetti; Zè Eduardo; Raimondi, Cutolo. All. Pea.
SPEZIA (3-4-1-2): Guarna; Romagnoli, Goian, Benedetti; Piccini, Bovo, Porcari, Garofalo; Di Gennaro; Sansovini, Antenucci. All. Cagni.
PRO VERCELLI NOVARA
PRO VERCELLI (4-3-2-1): Valentini; Abbate, Borghese, Ranellucci, Scaglia; Filkor, Pires, Scavone; Cristiano, Erpen; Eusepi. All. Braghin.
NOVARA (4-3-3): Bardi; Colombo, Perticone, Lisuzzo, Crescenzi; Marianini, Buzzegoli, Pesce; Gonzalez, Seferovic, Lazzari. All. Aglietti.
REGGINA-GROSSETO
REGGINA (3-5-2): Baiocco; Adejo, Ely, Giacomelli; Fischnaller, Hetemaj, Colucci, Barillà, Rizzato; Gerardi, Di Michele. All. Pillon.
GROSSETO (4-4-2): Lanni; Donati, Padella, Feltscher, Calderoni; Gimenez, Crimi, Mandorlini, Foglio; Brugman, Piovaccari. All. Moriero.
VIRTUS LANCIANO-SASSUOLO
VIRTUS LANCIANO (4-3-3): Leali; Di Cecco, Aquilanti, Amenta, Mammarella; Vastola, D’Aversa, Volpe; Piccolo, Falcinelli, Turchi. All. Gautieri.
SASSUOLO (4-3-3): Pomini; Laverone, Terranova, Bianco, Longhi; Magnanelli, Chisbah, Missiroli; Berardi, Pavoletti, Catellani. All. DI Francesco.

Al Giro cambia tutto: Wiggins soffre e Nibali ne approfitta. Intxausti in rosa

Vincenzo Nibali in azione su asfalto bagnato. BettiniEcco la trappola. Scatta come una tagliola nell'ultima discesa prima di Pescara. Piove e la strada è viscida come una saponetta. Mancano circa 7 chilometri al traguardo di Pescara e Bradley Wiggins, il grande favorito di questo Giro d'Italia, il vincitore dell'ultimo Tour de France, scende con le gambe di gesso. L'inglese ha paura. Sente che la corsa gli sta sfuggendo di mano. Vincenzo Nibali, il suo concorrente più pericoloso, è già scattato come sa fare lui quando inquadra una discesa che lo attira. Il siciliano è anche caduto, ma è ripartito subito verso il traguardo come se fosse di gomma o di qualche altro materiale sconosciuto a noi umani bipedi.
Wiggins è solo. Ha paura. Prende male un tornante e finisce malamente a terra. Sembra un fenicottero con le gambe spezzate. Per rialzarsi impiega diversi secondi e poi scende lentamente. Senza mai inclinare la bici nelle curve. E' rigido, con i riflessi appannati. Si vede che è nel pallone. Che per un ciclista non è il massimo. Scuote la testa e si guarda attorno. Ma attorno non c'è nessuno. Nessuno dei suoi compagni, La Squadra, il Super Team Sky, si è sciolta sotto la pioggia acida di questi strappi abruzzesi che portano verso Pescara.
Sulla carta, era una tappa insidiosa, ma non certo decisiva. Invece si gira un altro film. Luca Paolini , il veterano, cede la maglia rosa a Benat Intxausti., grande promessa del ciclismo spagnolo che da un paio d'anni sembrava scomparso nel nulla La tappa viene vinta da un Australiano, Adam Hansen, ultimo sopravvissuto di una fuga partita dopo una trentina di chilometri dalla partenza. Ma la notizia importante, quella che scuote la corsa rosa, è la crisi di Wiggins. Il capitano di Sky, nonostante l'aiuto di due compagni, non riesce a recuperare lo svantaggio e , faticosamente, impacciato come un elefante sopra uno sgabello, arriva al traguardo con oltre due minuti e mezzo di ritardo dal vincitore.
Ma non è questo il punto. Il punto è che Vincenzo Nibali, secondo in classifica generale dietro a Intxausti , lo precede di un minuto e mezzo. Un distacco che cambia completamente i rapporti di forza tra i due rivali prima della cronometro di Saltara, 54 chilometri contro il tempo che questo sabato avrebbe dovuto sancire il nuovo primato di Wiggins, favorito dai pronostico per le sue note qualità di cronoman. Invece, come direbbe Gino Bartali, l'è tutto da rifare. Per cominciare il capitano di Sky deve rimettere assieme i cocci. A vederlo così, impacciato e impaurito, sembra una fotocopia sbiadita del campione che ha conquistato, la prima volta per un inglese, la maglia gialla a Parigi . Si vede che qualcosa non va. Qualche segnale si era già notato, ma questa volta le sue difficoltà sono palesi. Non è in forma, pedala con fatica. E poi, dettaglio non secondario, si fa trovare sempre impreparato nei momenti decisivi della corsa. Non è da lui. L'altro aspetto negativo, è la scarsa affidabilità dei compagni. Anche qui suona l'allarme. Non c'è coordinamento, affiatamento. Altro che Dream Team supertecnologico. Qui mancano i fondamentali. E in una corsa piena di insidie come questo Giro d'Italia, può diventare un handicap decisivo.
Per Vincenzo Nibali, questa di Pescara è una giornata da festeggiare con spumante e pasticcini. Poteva addirittura conquistare la maglia rosa, ma la sostanza non cambia. I cinque secondi che lo separano dallo spagnolo sono una inezia. Semmai deve guardarsi da Ryder Hesjedal, maglia rosa nel 2012, che come sappiamo è un brutto cliente. Poco appariscente, ma sempre pronto a infilarsi in ogni pertugio della classifica.
Forte di questo vantaggio su Wiggins, Nibali può affrontare con più entusiasmo e sicurezza una cronometro che doveva essere il trampolino di lancio dell'inglese. Ora sir Bradley partirà molto meno tranquillo. E' lui che deve recuperare. E anche se recupera il suo vantaggio in classifica sarà molto più esiguo rispetto alle previsioni. Non certo un gruzzolo d mettere in banca che lo assicuri in vista delle montagne. Salite e discese sono pane di Nibali. Un pane che per Wiggins rischia di diventare nero, nero come la maglia Sky.

giovedì 9 maggio 2013

NAPOLI E DI NUOVO CHAMPIONS...CI SARANNO ANCHE MAZZARRI E CAVANI???

 Il tecnico Mazzarri con Edinson Cavani, 102 reti in azzurro. Ansa
Napoli si è risvegliata in Champions, anzi non è proprio andata a dormire dopo la conquista a Bologna del prestigioso traguardo: la squadra, infatti, è atterrata a Capodichino, di ritorno dal Dall'Ara, all'1.36 e ha trovato ad accoglierla un folto gruppo di tifosi in festa. Cori per tutti, da Mazzarri a Cavani.
mazzarri — Sono proprio loro due al centro delle voci di mercato. Il tecnico ieri ha chiarito come la decisione sul suo futuro dipenda innanzitutto da lui, dalle motivazioni che aveva espresso anche a inizio stagione e dall'eventualità che venga costruita una squadra di campioni in grado di lottare per lo scudetto. Mazzarri ha preso ulteriore tempo, probabile che con De Laurentiis si incontri soltanto a campionato finito dopo che il suo Napoli avrà sfidato Siena e Roma (in caso di doppio successo la media punti sarebbe la più alta di sempre.
cavani — Cavani, invece, è nel mirino di tutte le big d'Europa, a partire dal Manchester City per finire con il Real Madrid. Logico che l'uruguaiano ambisca a un ulteriore salto di qualità, ma per portarlo via da Napoli servono 63 milioni di euro (il valore della sua clausola rescissoria). Intanto, anche a Bologna ha provveduto ad aggiornare ulteriormente i suoi incredibili dati: 27 gol in campionato (primato personale), 102 in maglia azzurra (uno meno di Vojak, terzo marcatore della storia azzurra). Sull'aereo che li ha riportati a Napoli, però, Mazzarri e Cavani non hanno pensato al loro futuro, si sono soltanto goduti la festa. Come tutti i tifosi, che oggi per la strada intonano la musichetta della Champions.

mercoledì 8 maggio 2013

Sir Alex Ferguson si ritira dalla panchina


“Ho riflettuto a lungo, non è una decisione che si può prendere a cuor leggero, ma ho deciso di ritirarmi. E’ il momento giusto”. Comincia così il lungo comunicato con cui Sir Alex Ferguson, il tecnico scozzese che ha segnato più di ogni altro la storia del calcio mondiale, annuncia dopo 27 anni l’addio alla panchina del Manchester United. L’addio di Ferguson, capace lasciare a calcio da vincente a 71 anni dopo il tredicesimo campionato appena conquistato alla guida dei Red Devils, non segna la fine di un’epoca, ma di diverse ere geologiche calcistiche. Nel futuro gli studiosi, analizzando il calcio del dopoguerra, lo divideranno secondo le varie età storiche cadenzate dall’ex tornitore del porto di Glasgow: capace di anticipare tutte le trasformazioni del calcio moderno, e di governarle con l’autorità e il carisma dei grandi condottieri.
Non è stato Talleyrand, ma Napoleone. Non ha tramato nell’ombra, tirando i fili di un potere occulto, ma si è sempre esposto in prima persona, con quel suo corpo da manovale e quel faccione rubizzo. Fino all’ultimo. Quando, splendido settantenne, ancora oggi alza i pugni al cielo festeggiando come un ragazzino ogni gol della sua squadra. Pura passione, che gli ha permesso in oltre cinquanta anni di calcio di diventarne imperatore assoluto. Sempre da vincente, senza mai incontrare la sua Waterloo. Nato durante la guerra a Govan, sobborgo di Glasgow, come tutti i ragazzi cresciuti in quelle strade a 16 anni comincia a lavorare come tornitore al porto. Qui, la sua autorevolezza lo porta a diventare sindacalista, a esporsi anche a tutela dei più anziani. “Ero socialista – scriverà anni dopo nella sua autobiografia – e pur non abbassando mai la testa di fronte ai padroni, non riuscii ad ammetterlo davanti a mia madre”.
Le sere, dopo il lavoro, gioca a calcio nel Queen’s Park. L’impatto con il campo è duro. “Fu contro un bastardo di nome McKnight – ricorda – Mi buttò a terra e mi diede un morso. Nell’intervallo il mio allenatore s’infuriò perché non ero stato abbastanza combattivo e non avevo risposto. Il secondo tempo fu un inferno…”. E’ tra il tornio e i campi di periferia scozzese, che Sir Alex consolida la sua tempra d’acciaio. Da calciatore vince un titolo di capocannoniere e gioca per due anni nei Rangers Glasgow, la squadra protestante della città. Ma è da allenatore che scrive la storia. L’esportazione della rivoluzione pallonara Ferguson la comincia nel 1978, quando diventa tecnico dell’Aberdeen, con cui riesce a rompere il duopolio scozzese di Rangers e Celtic e a vincere tre campionati.
Qui realizza l’impresa più bella. Nel 1983 a Goteborg sconfigge 2-1 ai supplementari il Real Madrid in un’indimenticabile finale di Coppa delle Coppe. Il dado è tratto: è uno dei migliori ‘manager’ britannici, nella scia dei grandi Shankly e Clough. Sono i tempi in cui, per comprare un giocatore, il tecnico sale in macchina e va a trovarlo a casa, sperando di arrivare prima dei rivali. In cui gli allenamenti sono esercizi basilari di educazione fisica, misti a partitelle sul campo. E lui è il migliore. Dopo aver guidato la Scozia ai mondiali di Messico ’86, è chiamato dal Manchester United che non vince da 26 anni. E’ la terza fase dell’era Ferguson: il regno. Di nome, e poi di fatto quando nel 1999 viene insignito del titolo di baronetto dopo la storica treble: la vittoria nello stesso anno in Premier League, FA Cup e Champions League.
Il regno socialista di Sir Alex a Manchester è suddiviso in piani quinquennali. Ha già compreso, in anticipo sui tempi, che il vecchio ‘manager’ all’inglese è superato, e si propone come uno dei maggiori innovatori dal punto di vista tattico. L’inizio è difficile, ma non demorde. Non segue solo la prima squadra, si occupa maniacalmente della crescita e dell’educazione dei soldati del futuro. Con l’arrivo di Cantona, ciliegina sulla torta della prima nidiata cresciuta in casa, quella dei Giggs e dei Beckham (cui anni dopo uno scarpino in faccia ricorderà il rispetto per chi guida) comincia la seconda fase: quella del posizionamento interno. E arrivano le prime vittorie. E’ il calcio televisivo della Premier League. E l’ex tornitore dimostra un’insospettabile abilità nella padronanza dei media. Fa impazzire il rivale Keegan davanti alle telecamere, e supera il Newcastle in un infuocato finale di campionato.
Poi è la fase dell’espansione oltre i confini. Anche in Europa si dimostra un passo avanti ai rivali: la vittoria con due gol in pieno recupero contro il Bayern Monaco nella finale di Champions League del 1999 è da leggenda. Cambiano i tempi, e gli avversari. Ma lui è già lì. Anzi, è già più avanti. Resiste alla prima ondata della nouvelle vague, e poi alla seconda e alla terza. In casa ha la meglio sui vari Wenger, Mourinho e Ancelotti. In Europa conquista un’altra Champions e poi perde due finali in tre anni contro il Barcellona di Guardiola, di 30 anni più giovane di lui. Ma è sempre lì. L’anno scorso è eletto migliore allenatore del XXI secolo, quest’anno vince il suo 38mo trofeo alla guida del Manchester United, il 49mo di un’incredibile carriera, e annuncia il ritiro. A pochi chilometri da Waterloo, beffando il destino e la sconfitta. “E’ il momento giusto”. Il suo posto è nella storia dei vincenti.

martedì 7 maggio 2013

GIRO D'ITALIA 4 TAPPA PAOLINI TIENE LA MAGLIA ROSA

PIOGGIA — Tappa scattata alle 11.17 con 206 corridori al via (si è ritirato Sandy Casar (FDJ) e prima ora volata a oltre 42 di media. Sotto osservazione la maglia rosa la maglia rosa, Luca Paolini, e il siciliano dell'Astana, Paolo Tiralongo, pedina fondamentale per le speranze di Vincenzo Nibali, sofferente al ginocchio. All'attacco da subito sette uomini: Berard,Sella, Minguez,Tamouridis,Roux,Le Bon e Ligthart. Ma è la pioggia a preoccupare più della fuga sulle strade della Calabria: al km 180 finiscono a terra Capecchi, Brambilla e Steegmans, ai -35 è Nibali a dover cambiare la bici, aiutato dal compagno di squadra Agnoli. Le gocce diventano diluvio all'avvicinarsi del traguardo mentre la strada sale verso Serra San Bruno (12 km al 5% seguiti da un lungo falsopiano). Pirazzi, Marcato, Rabottini, il colombiano Quintero e il francese Georges prendono vantaggio, mentre Wiggins mette i suoi a fare il ritmo e Paolini avanza scortato dalle guardie Katusha. Dei cinque attaccanti il solo Georges resiste fino al cartello dei -10. Poi entra in scena Danilo Di Luca, alla cui ruota si attacca il colombiano Chalapud: i due transitano soli sul Gpm di Croce Ferrata (quota 907).
WIGGINS PERDE 17" — L'abruzzese prova a scrollarsi di dosso Chalapud negli ultimi 3 chilometri. Ma non c'è nulla da fare, ai 300 metri il sogno di Di Luca s'infrange: e da dietro, sul lastricato, rinviene a tutta velocità il gruppo. A spuntarla, con ampio vantaggio, è Enrico Battaglin, uno dei giovani più interessanti del nostro ciclismo, che corre con la Bardiani-Csf di Bruno e Roberto Reverberi e che ha vinto la Coppa Sabatini (prima corsa da professionista nel 2011) durante il periodo da stagista. Un predestinato. Secondo Fabio Felline, terzo Giovanni Visconti. A poca distanza Paolini, che tiene la maglia rosa. Wiggins, rimasto attardato dopo una caduta davanti a lui, perde 17" in classifica generale. La conferma arriva dal presidente di giura Herve Broque.

ROMA Kò...FISCHI FINALI ALLA SQUADRA E INIZIALI AD ANDREOTTI...

 
ROMA-CHIEVO 0-1
Roma (3-4-1-2):
Lobont; Marquinhos, Burdisso, Castan; Piris (10' st Florenzi), De Rossi, Pjanic (27' st Lamela), Dodò; Totti; Osvaldo, Destro (32' st Destro). A disp.: Goicoechea, Svedkauskas, Torosidis, Romagnoli, Marquinho, Taddei, Perrotta, Tachtsidis, Lopez. All.: Andreazzoli.
Chievo (5-3-2): Puggioni; Frey (23' st Sardo), Andreolli, Dainelli, Papp, Dramé; Cofie, Luciano (27' st Seymour), Hetemaj; Thereau, Stoian (38' st Vacek). A disp.: Ujkani, Squizzi, Cesar, Sampirisi, Jokic, Farkas, Guana, Samassa. All.: Corini.
Arbitro: Peruzzo
Marcatori: 45' st Thereau
Ammoniti: Piris (R); Luciano, Stoian, Papp (C)
Espulsi: nessuno
ROMA-STADIO OLIMPICO-Brutta frenata per la Roma nella rincorsa a un posto che vale l'Europa. Nell'anticipo della 36.ma giornata di Serie A, i giallorossi di Andreazzoli cadono in casa 0-1 contro il Chievo di Corini, beffati nel finale da un contropiede vincente concluso da Thereau (90'). I tre punti valgono la salvezza per i gialloblù mentre la Roma, ferma a quota 58 punti, recrimina per le occasioni sprecate da Destro e la traversa colpita da Totti al 53.
Da segnalare i fischi all'inizio della partita durante il minuto di raccoglimento per la morte di Giulio Andreotti e le contestazioni finali alla squadra da parte dei tifosi che non ha gradito la prestazione offerta dai giallorossi stasera...

Mourinho attacca tutti, 'forse resto'

José Mourinho non cambia mai. Non lascia trapelare nulla sul suo futuro (nonostante il manager del Chelsea Rafa Benitez abbia detto oggi apertamente che "chi sarà il prossimo allenatore qui è un segreto di Pulcinella") e anzi cerca di sparigliare le carte: "ho in testa di continuare", ha detto lo 'special one' nel corso di una conferenza stampa in cui ha attaccato tutto e tutti, da Pepe a Casillas, fino ad Iniesta. "Ho pensato di continuare" (ad allenare qui, ndr), le parole dell'allenatore portoghese alla vigilia del turno di campionato con il Malaga. Nonostante il presidente Florentino Perez abbia invitato a 'fare gruppo' e a compattare l'ambiente, Mourinho si è tolto più di un sassolino dalle scarpe.
Il primo affondo è per Pepe, il centrale 'blancos' che nei giorni scorsi aveva difeso Iker Casillas ("merita più rispetto"), nemico giurato del tecnico lusitano: "La questione Pepe è molto facile da analizzare - ha chiosato - Il suo problema ha un nome e un cognome: Raphael Varane. Pepe non deve essere molto intelligente, si tratta solo di frustrazione", dal momento che da mesi è la riserva del giovane Varane. "Non è facile per un giocatore di 31 anni lasciare il posto ad un ragazzino di 19 - ha detto Mourinho - un ragazzino fantastico che ho avuto il coraggio di lanciare. E da allora la vita di Pepe è cambiata".
Da Pepe a Casillas il passo è breve e Mou rivendica la scelta di relegarlo in panchina a vantaggio di Diego Lopez, "un portiere che mi piace molto, che sa giocare con i piedi, domina sui palloni e alti ed è un fenomeno tra i pali". E "finché io sarò l'allenatore del Real Madrid - il 'de profundis' per Casillas - giocherà Diego Lopez. Io sono solo l'allenatore e io scelgo chi far giocare e come portiere Diego Lopez mi piace più di Casillas, punto. Magari Casillas può fare lo stesso discorso parlando di allenatori e dire che a lui piacciono di più tecnici come Del Bosque o Pellegrini". L'ultima stilettata lo 'special one' la riserva ad Andres Iniesta, schieratosi anche lui a difesa di Casillas: "E' libero di dire quello che vuole ovviamente, ma sarebbe meglio che si preoccupasse del suo club e dei suoi compagni di squadra - le parole di Mou - e si ricordi che quando non c'é Messi, la sua squadra è ben diversa come si è visto in semifinale di Champions League".
BENITEZ, CHI ALLENERA' CHELSEA  SEGRETO PULCINELLA - Al Chelsea "l'anno prossimo ci sarà un altro allenatore e tutti sanno chi sara". A ufficializzare l'arrivo, o meglio il ritorno, dello 'special one' a Stamford Bridge è Rafa Benitez, oggi tecnico dei Blues che dice di pensare solo al presente (la partita col Tottenham che potrebbe assicurare un posto Champions l'anno venturo e le finali di Europa League e FA Cup) incurante "di chi ci sarà qui l'anno prossimo". "Tutti sanno chi ci sarà qui l'anno prossimo - ha detto l'ex allenatore di Valencia, Liverpool e Inter durante la conferenza stampa rispondendo ad una domanda sul suo futuro a Stamford Bridge - Comunque èuna cosa che non mi riguarda. Ora sono concentrato su questo scorcio di stagione. Ora penso solo al Tottenham e ai tre punti da conquistare".

STASERA ANTICIPO DI SERIE A : Roma-Chievo

ROMA - Il Chievo è salvo, anche se matematicamente ha ancora bisogno di fare un punto.
La Roma ne deve conquistare per forza tre e su questo nessuno può avere dubbi a Trigoria: perché, per partecipare alla prossima Europa League, deve difendere il quinto posto, senza aspettare l’esito della finale di Coppa Italia contro la Lazio. Stasera all’Olimpico, nell’anticipo della terzultima giornata del torneo, Andreazzoli ha dunque come priorità solo il presente. Non può pensare al suo futuro che comunque ancora non è scritto e nemmeno al terzo derby stagionale. Ma a superare una squadra che ha il vanto di non aver subito gol dai giallorossi negli ultimi due incroci, sempre a Verona, un anno fa e nel dicembre scorso. Per vincere e non avere ulteriori rimpianti, la tentazione è il tridente pesante del miglior attacco del campionato (69 reti): Totti, con Osvaldo e Destro. E sarebbe la prima volta dall’inizio, per i due centravanti, con il nuovo allenatore. L’unico precedente, tra l’altro vicino, è poco esaltante: giocarono la ripresa della gara pareggiata contro il Pescara.

CENTO DI QUESTI GIORNI
Osvaldo, però, è un altro rispetto a qualche settimana fa. Ritrovati i gol che lo promuovono come miglior marcatore stagionale della Roma (16 in campionato e 1 in Coppa Italia: totale di 20 con i 3 in azzurro), sta ricostruendo il feeling con la tifoseria. La rete all’ultimo respiro al Franchi, dopo la tripletta al Siena, dovrebbe aver certificato la pace. L’italoargentino, nella notte della centesima presenza in A che coincide con il trentennale del secondo scudetto giallorosso (presenti per la celebrazione cinque campioni d’Italia: Superchi, Righetti, Nela, Chierico e Faccini) vuole confermare il suo attaccamento alla Roma, a prescindere dall’interesse che gli manifestano altri club, in Italia (Fiorentina, Juve e Napoli) e all’estero (Tottenham). Da Firenze è tornato a petto in fuori e felice. Per l’abbraccio con la gente giallorossa e con le bimbe Vittoria e Maria Helena che vivono a Fiesole. «Ama le figlie» assicura l’ex compagna Elena Braccini. Verissimo.

IL RE DI COPPA E IL CAPITANO
Destro avrà il suo spazio. In panchina a Firenze, Mattia ha esultato vicino a Dani con il quale ha un gran bel rapporto. Ma il ventiduenne, 5 reti nelle 4 gare di Coppa Italia, vuole arrivare in forma al derby. Totti, invece, punta a interrompere il digiuno contro il Chievo che in trasferta raccoglie poco (12 sconfitte): Francesco non segna da un mese, ultima rete, su rigore, l’8 aprile nel derby. «Il prossimo per me vale come una finale di Champions. E’ merito di mia madre se sono la bandiera della Roma: ha scelto per me».

I CANDIDATI
Andreazzoli, con orgoglio, si tiene stretta la panchina. E i numeri lo aiutano: viaggia a una media di 2 punti a partita e la Roma ne ha sette in più di un anno fa. Pallotta è con lui, ma Baldini e Sabatini (ieri a Milano) aspettano risposte in questi giorni da Allegri, ancora legato al Milan, e da Mazzarri, pressato da De Laurentiis e al tempo stesso affascinato dal progetto giallorosso. Altri nomi sono solo di scorta, anche se ieri Montella è finito indirettamente tra i possibili sostituti di Andreazzoli. Per una frase criptica: «Ancora non so, devo parlare con la presidenza per mettere a punto il futuro».